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A Firenze e su la marina di Pisa, nel tempo nostro. |
ATTO PRIMO. |
=Una stanza quadrata e calma, ove la disposizione di tutte le cose rivela |
la ricerca di un'armonia singolare, indica il segreto di una rispondenza |
profonda tra le linee visibili e la qualit dell'anima abitatrice che le |
scelse e le ama. Tutto intorno sembra ordinato dalle mani di una Grazia |
pensierosa. L'imagine di una vita dolce e raccolta si genera |
dall'aspetto del luogo. |
Due grandi finestre sono aperte sul giardino sottostante; pel vano di |
una si scorge sul campo sereno del cielo il poggio di San Miniato, e la |
sua chiara basilica, e il Convento, e la chiesa del Cronaca, "la Bella |
Villanella", il pi puro vaso della semplicit francescana. |
Una porta mette nell'appartamento interno; un'altra conduce all'uscita. |
il pomeriggio. Per entrambe le finestre entrano il lume, il fiato e la |
melodia di Aprile.= |
SCENA PRIMA. |
=Appariscono su la soglia della prima porta SILVIA SETTALA e LORENZO |
GADDI il vecchio, avanzandosi l'una a fianco dell'altro, entrando |
insieme nella freschezza primaverile.= |
SILVIA SETTALA. |
Ah, sia benedetta la vita! Per aver sempre tenuta accesa una speranza, |
oggi io posso benedire la vita. |
LORENZO GADDI. |
La vita nuova, cara Silvia, buona creatura coraggiosa, cos buona e |
cos forte! La tempesta passata. Ecco che Lucio ritorna a voi, pieno |
di riconoscenza e di tenerezza, dopo tanto male. Sembra ch'egli rinasca. |
Dianzi aveva gli occhi d'un bambino. |
SILVIA SETTALA. |
Egli ritrova tutta la sua bont, quando voi gli siete accanto. Quando vi |
dice Maestro, la sua voce si fa cos affettuosa che il vostro gran cuore |
paterno ne deve palpitare. |
LORENZO GADDI. |
Dianzi aveva gli occhi medesimi che gli vidi quando venne a me la prima |
volta e io gli misi la creta fra le mani. I suoi occhi erano attoniti e |
dolci; ma fin da quel tempo il suo pollice era energico e rivelatore. |
Conservo il suo primo abbozzo. Pensai di offrirvelo in dono il giorno |
degli sponsali. Ve lo dar per augurio della nuova felicit. |
SILVIA SETTALA. |
Grazie, maestro. |
LORENZO GADDI. |
una testa di donna coronata di lauro. Mi ricordo: era l una piccola |
modella mediocre. Lavorando, egli la guardava di rado. Talvolta pareva |
assorto, e talvolta ansioso. Gli usc dalle mani una specie di maschera |
confusa, in cui s'intravedeva non so qual lineamento eroico. Rimase per |
qualche minuto perplesso e scoraggiato, e quasi vergognoso, dinanzi alla |
sua opera, non osando volgersi a me. Ma subitamente, prima di |
tralasciare, con pochi tocchi segn intorno alla testa una corona di |
lauro. Quanto mi piacque! Egli volle coronare nella creta il suo sogno |
inespresso. La fine della sua giornata fu un atto d'orgoglio e di fede. |
Lo amai da quell'istante, per quella corona. Io vi dar l'abbozzo. |
Forse, guardandolo con attenzione, saprete scoprirvi il volto ardente di |
Saffo, quella figura ideale che qualche anno dopo egli seppe condurre |
alla perfezione di un capolavoro. |
SILVIA SETTALA, =che ascolta avidamente.= |
Sedete, sedete, maestro; rimanete ancora un poco: vi prego! Sedete qui, |
accanto alla finestra. Rimanete ancora qualche minuto! Io ho mille cose |
da dirvi, e non sapr dirvene una. Vorrei vincere questo tremito |
continuo che mi tiene.... Bisogna comprendere.... |
LORENZO GADDI. |
La gioia vi fa tremare? |
=Egli siede presso la finestra.= SILVIA, =poggiata le reni al davanzale, |
rimane volta verse di lui; e il suo viso campeggia nell'aria cerulea |
dove sfonda il bel poggio religioso.= |
SILVIA SETTALA. |
Non so se sia la gioia.... A volte tutto quel che fu, tutto il male, |
tutto il dolore, e perfino il sangue, e perfino la cicatrice, tutto |
dilegua, scompare, cancellato dall'oblio, nulla. A volte tutto quel |
che fu, tutto l'orribile peso della memoria, si addensa, si aggrava, si |